Il parto e i primi tempi del puerperio sono i luoghi dell’opportunità e del rischio, il passaggio dal bambino immaginato, il “bambino della notte” (Vegetti Finzi, 1990) al bambino reale non può che provocare un iniziale disorientamento che necessiterà di qualche tempo per approdare ad una riorganizzazione stabile. L’home visiting, un modello d’intervento domiciliare di sostegno alla genitorialità ideato negli Stati Uniti per famiglie in condizioni di rischio e sperimentato soprattutto nei Paesi del Nord Europa, tende a ridurre le difficoltà legate all’impatto iniziale con il nuovo status di genitori fornendo sostegno concreto. Il progetto offre due tipi d’intervento che afferiscono a questa tipologia d’offerta differenti per intensità e metodologie specifiche attivate:

  1. Nel primo caso si tratta di attivare un home visiting leggero, destinato alle neo-madri, nei primissimi giorni dopo la nascita, che consiste nella possibilità di usufruire di due visite a domicilio dell’ostetrica e dell’educatrice alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, una nella prima settimana di ritorno a casa ed una dopo circa un mese. Alle madri viene dato, inoltre, un recapito telefonico dove poter contattare le operatrici in caso di necessità.
  2. Il secondo tipo d’intervento avviene su richiesta dai Servizi territoriali i quali rilevano casi di madri che presentano caratteristiche di fragilità e di rischio già in gravidanza.

La madre viene conosciuta in genere nell’ultimo periodo di gravidanza, nel periodo successivo al parto l’educatrice (se necessario affiancata da un’ostetrica o una mediatrice culturale) fa visita a domicilio alla madre ed al bambino settimanalmente, per un periodo di circa sei mesi.