Ufficio personale

Nel mezzo del bicchiere: il rinnovo del CCNL

Come lo guardi un bicchiere pieno a metà, mezzo vuoto o mezzo pieno? Ogni volta che sei di fronte ad un compromesso c’è questa domanda che diventa una richiesta di posizionamento, come nei test che una psicologia un po’ spicciola usa per misurare il temperamento, tra pessimismo e ottimismo.

Il rinnovo del nostro contratto nazionale di lavoro è un bicchiere pieno a metà.

E’ mezzo vuoto se lo guardiamo come lavoratori dipendenti che vivono del proprio lavoro, rispetto alle aspettative di un miglioramento sostanziale dopo che la crisi del nostro sistema – con il sintomo evidente della difficoltà di trovare personale –  aveva conquistato un po’ di visibilità.
Mezzo vuoto perché l’aumento del 13% delle retribuzioni, spalmato su due anni, non colma il divario tra la nostra professionalità e i nostri compensi, tra le nostre responsabilità e i nostri stipendi. Mezzo vuoto perché il costo della vita, soprattutto nei contesti metropolitani, non ci aspetta e non si spalma sugli anni ma è già qui.

E’ mezzo pieno se allarghiamo un attimo lo sguardo: c’è un aumento significativo, nonostante una fase nuovamente complicata sul piano delle risorse a disposizione del welfare locale e territoriale in cui operiamo; c’è un aumento graduale per consentire a tutti gli attori principali, nel nostro caso la cooperativa e i committenti pubblici (Enti Locali) di avere il tempo di rinegoziare tariffe e costi dei servizi erogati.
Mezzo pieno se lo guardiano come cooperativa, perché vengono scritte nero su bianco alcune cose che noi abbiamo sempre applicato e ormai dato per scontato: il riconoscimento del livello D2 per le figure educative in possesso delle qualifiche (ex L. 205/2017), un indennizzo per il vincolo di permanenza in struttura nei servizi residenziali.

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E’ qualcosa, ma non basta. E’ qualcosa, che non finisce qui, come sempre capita quando si sta in mezzo, tra vuoti e pieni.

Forse, però, non è il caso di fermarsi a guardare il bicchiere, perché ora la questione diventa come fare per darne piena attuazione, rinegoziando con le varie committenze pubbliche.

Di fronte abbiamo un’occasione, come un rischio.

Abbiamo l’occasione di qualificare ulteriormente i servizi e il nostro lavoro, confrontandoci con le  committenze sull’aumento delle tariffe, impegnandoci insieme agli Enti Locali ad agire sulla qualità e non solo sulla quantità delle prestazioni erogate, ragionando in termini progettuali e non puramente prestazionali, innovativi e non solo esecutivi.

Abbiamo anche di fronte il rischio, invece, che la rinegoziazione con l’Ente vada nella direzione opposta, di ulteriore dequalificazione, di aumento della pressione e dei carichi di lavoro.

Se l’asticella del compenso è tornata a salire, pur in modo insufficiente, a noi tocca ora impegnarci perché torni a salire anche quella del senso del nostro lavoro. Lo scrivevamo esattamente un anno fa: è tutta una questione di equilibrio tra senso e compenso del nostro agire.

I problemi sociali ed educativi che affrontiamo quotidianamente sono sempre più intensi e complessi, le persone stanno sempre peggio, i diritti sono sempre più in gioco, i nostri come quelli delle persone di cui ci occupiamo. Lo scriviamo ancora una volta: si tratta di “una battaglia politica un filo più ampia”. Almeno così è il caso di pensarci come cooperativa sociale.

Andrea Marchesi,
Presidente Arti & Mestieri Sociali