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Agorà delle educatrici e degli educatori: parte prima

Tra un mese saremo anche noi a Torino, a portare la nostra voce nell’Agorà delle educatrici e degli educatori, il 25-27 maggio, organizzata da Animazione Sociale
Siamo davvero convinti che sia “il bosco a fare la differenza”, ovvero che il problema vada visto in termini di ecosistema educativo.

Iniziamo allora a condividere alcune riflessioni, a partire da un articolo di Andrea Marchesi, dal titolo “Crisi di senso oltre che di compenso”, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Pedagogika, dedicato al Mestiere dell’educare, che abbiamo pubblicato per intero QUI

Ve ne riportiamo ora alcuni stralci:

“Una crisi di senso, oltre che di compenso, investe la pratica educativa. Le radici sociali e pedagogiche di questa professione sono minacciate da una crescita ipertrofica, ma è dalla cura di queste radici che possiamo trovare l’alba dentro l’imbrunire”.

Se sono un professionista dell’educazione il mio orizzonte è quello di aprire mondi, moltiplicare possibilità e restituire soggettività, ma per farlo dovrò rivendicare la tutela della mia soggettività, il senso del mio agire, le condizioni entro le quali l’agire sia possibile e generativo.  Si tratta allora di rivendicare il tempo della progettazione, la centralità del lavoro di gruppo, la possibilità non residuale di lavorare davvero sulle condizioni di contesto, la necessità di avere spazi di riflessività e di cura, come requisiti per fare la differenza, ovvero per segnare uno scarto tra una professione educative e una funzione di puro contenimento sociale. Si tratta di puntare sulla qualità delle esperienze educative che richiedono adeguata qualità delle condizioni e dei processi entro cui possono prendere forma. E’ il momento di impegnarsi come individui e organizzazioni nel “fare la differenza”, oltrepassando questo lungo tramonto, per ritrovarsi nell’ora blu, quando il sole è ancora sotto l’orizzonte, prima dell’aurora, che non è altro che il tempo per accompagnare un attraversamento, un passaggio che prelude ad un nuovo inizio, proprio come richiede l’educazione nella sua fine e nel suo scopo, lasciandosi alle spalle una stagione che ha confuso professionalità e sfruttamento